sabato 7 maggio 2011

Parliamo di Graal

La versione classica del Graal che tutti abbiamo in mente, anche grazie ad Indiana Jones, è quella della coppa dell'ultima cena, usata da Giuseppe di Arimatea per raccogliere il sangue dal costato del Cristo crocefisso. Ma questa versione del Graal risale al 1202 quando Robert De Boron la inserisce nel poema Joseph d'Arimathie - Le Roman de l Estoire dou Graal. In realtà nel racconto di Robert De Boron la coppa nella quale Giuseppe di Arimatea raccolse il sangue di Gesù non la definisce Graal , solo una volta usa questo termine dicendo 'io non oso raccontare né riferire, né potrei farlo (...) le cose dette e fatte dai Grandi Saggi. Là sono scritte le ragioni segrete per cui il Graal è stato definito con questo nome.'
La ferita al costato ebbe, secondo la dottrina cristiana, il duplice effetto di creare la lancia di Longino ed il Graal, tutti e due dotati di poteri straordinari grazie al sangue di Gesù.
Ma la religione cristiana ha rubato a piene mani da miti precedenti, in tal modo non si perdevano festività rispettate da sempre, ed era più semplice fare accettare ai vari popoli il nuovo credo.
Così è stato per la leggenda del Graal, termine derivato dal latino Gradalis col quale si designa una "scutella lata ed alquantulum prufunda" (una tazza larga e alquanto profonda). Il termine Graal viene utilizzato per la prima volta da Chrétien de Troyes nel poema "Perceval le Gallois ou le conte du Graal".
'Un graal entre ses deux mains/une damoiselle tenoit/.../De fin or esmereé estoit/ precieuses pierres avoit / el graal de maintes manieres / de plus riches et de plus chieres / qui en mer et en terre soient /.../ Et li vallées les vit passer / ne n'osa mie demander / Del graal cui l'en en servoit'

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