

" Nessuno rispose, poiché era proibito agli Ulaid parlare prima di Conchobar, e Conchobar non parlava mai prima dei suoi tre druidi."
In effetti, similmente a quanto accade nella mitologia indiana con la coppia Mithra- Varuna, il druida non ha il potere materiale e decisionale, che spetta di diritto al re, ma possiede comunque un'influenza innegabile in quanto rappresentante della dimensione trascendentale in un popolo che aveva sempre rifiutato il dualismo aristotelico tra "realtà" e "irrealtà".
Il druida consiglia il re come intermediario che riferisce i piani divini: il re, quindi, non può esimersi dall'ascoltarlo. Il potere giuridico, riferendosi al discorso precedente, spettava ai druidi in quanto brithem, ossia magistrati che conoscono, interpretano ed applicano la complessa legislatura trasmessa, naturalmente, per via orale.
Quella di brithem non però è che una delle numerose funzioni attribuite ai druidi. Queste complesse figure, ammantate di mistero, possedevano diverse cariche specifiche di estrema importanza all'interno della società.


Questi rappresenta una figura di spicco all'interno della cultura e del panorama mitologico celtico. Più e più volte sono nominati, nell'epica irlandese, musici dotati di queste doti particolari. Ad esempio, poco dopo il ritrovamento, riportato più sopra, della spada Orna da parte di Ogmè, il dio In Dagda riprende possesso di un'arpa che gli era stata rubata dai mitici Fomoire. Questa, lungi dall'essere raffigurata come un mero oggetto, ha ben due nomi che indicano il rispetto che i Celti dovevano a questo tipo di strumento. Si dice inoltre che In Dagda "aveva racchiuso le proprie melodie" nell'arpa.

I Celti avevano un grande rispetto per tutte le categorie di artisti, dai bardi agli artigiani. Questi ultimi, chiamati aes dana, godevano di privilegi spesso non accordati nemmeno alla nobiltà, come ad esempio la possibilità di varcare impunemente i confini tribali. Possedevano notevoli tecniche di lavorazione, ammirate sia dai loro vicini, i Romani, che dai moderni studiosi dell'arte. Si può restare ancora stupefatti dinanzi alla intricata bellezza di una torquis, di un elmo o di uno dei loro splendidi e ostentatamente preziosi manufatti, ornati con migliaia di figure simboliche stilizzate con abilità. Anche nei testi mitologici si esalta l'amore celtico per la bellezza dei monili, descrivendo con accuratezza i preziosi e gli artefatti scolpiti dagli artigiani più dotati.

Durante uno scontro, ogni druida e bardo godeva di totale immunità, tanto da potersi aggirare per il campo di battaglia liberamente senza che nessuno potesse fargli del male, in parte anche per il suo compito di storico. Questo speciale salvacondotto non veniva a cadere nemmeno nel caso che un druida decidesse di schierarsi con una delle sue parti o esasperasse un guerriero in modo eccessivo: Cù Chulainn trova la morte per aver infranto tutti i gessa che gravavano su di lui, e tra questi si trova il divieto universale di uccidere un membro della classe druidica (nel caso specifico un satirista, che pure lo aveva provocato e ripetutamente insidiato). I druidi, in effetti, pur non essendo ufficialmente costretti a partecipare alle guerre, spesso vi si recavano in ogni caso, di loro volontà. Numerose sono le descrizioni di druidi pronti per la battaglia; a quanto pare, alle numerose magie guerresche che compivano, essi univano anche una buona preparazione bellica più materiale. Anche Diviziaco, il druido degli Edui divenuto confidente di Cesare, parlava nel Senato appoggiandosi al suo scudo, e non esitava a pianificare le tattiche delle sue truppe come un vero stratega, pur sotto le direttive romane.

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